13 Febbraio 2017 - Commenti disabilitati su Digital Trivulzio: intervista a Luigi Ferrari
Digital Trivulzio: intervista a Luigi Ferrari
Superare il Digital Divide, attraverso una Sala Digital con computer e postazioni wi-fi, ma anche fornire nuovi strumenti di relazione, gioco e informazione: sono gli obiettivi del progetto Digital Trivulzio che verrà ufficialmente lanciato giovedì 16 febbraio da Amici del Trivulzio Onlus in collaborazione con Informatici senza frontiere Onlus e Pio Albergo Trivulzio. Luigi Ferrari, presidente degli Amici del Trivulzio, ci racconta il progetto, il primo lanciato dalla Onlus nata l’11 aprile 2016.
Digital Trivulzio è il primo progetto realizzato da Amici del Trivulzio Onlus. Qual è il suo obiettivo?
Il progetto Digital Trivulzio, come dice il nome, si propone di offrire agli ospiti del Pio Albergo Trivulzio – molti dei quali non deambulanti ma spesso con buone facoltà intellettive – la possibilità di utilizzare pc, smartphone e tablet. Per fare questo abbiamo predisposto un’aula dotata di computer e wi-fi. Abbiamo inoltre una partnership con Informatici Senza Frontiere Onlus, che gestirà i corsi e le ore d’aula, insegnando agli ospiti i principi fondamentali dell’informatica e l’uso quotidiano dei device. Il primo obiettivo di questo progetto è quello di portare a questi anziani le nuove tecnologie nel luogo in cui si trovano a vivere. Questo significa superare il Digital Divide che spesso colpisce le persone anziane, ma anche ampliare e integrare le normali attività di animazione del Trivulzio. Il secondo obiettivo è quello, in prospettiva, di portare il wi-fi in tutto il Trivulzio: 70.000 mq, dove sono ospitate circa mille persone, di cui 600 in residenza sanitaria e 350 in riabilitazione. Il Trivulzio è una struttura storica molto bella. La nostro intenzione è di arricchirla con strumenti moderni, installando dei computer in ogni reparto, e dando la possibilità agli ospiti di connettersi, guardare foto, navigare in rete ed esplorare le potenzialità delle nuove tecnologie.
Come hanno reagito gli ospiti del Trivulzio all’iniziativa?
Benissimo! Da quello che ci hanno riferito i responsabili dei reparti, la risposta è stata spesso entusiastica. Avevamo inizialmente previsto due corsi da 12 persone, ma hanno già aderito 30 persone. Un risultato molto positivo, che ci conferma quello che già immaginavamo: ossia che le persone a cui ci rivolgiamo, anche se avanti con gli anni, sono ancora curiose, desiderose di imparare e di mantenersi aggiornate, per scoprire cosa succede nel mondo, ma anche per tenersi in contatto con gli amici o i nipoti, che utilizzano la rete e i social network quotidianamente.
Quali sono i prossimi progetti a cui stanno lavorando gli Amici del Trivulzio?
Il prossimo progetto su cui abbiamo cominciato a lavorare è Adotta un Nonno: a differenza di Digital Trivulzio, che è principalmente rivolto agli ospiti della struttura, questo progetto è invece rivolto a chi sta fuori. La nostra mission, infatti, è doppia: da un lato vogliamo fare del Trivulzio il luogo migliore per la cura dei suoi ospiti, dall’altro vogliamo fare della sua cultura dell’assistenza un patrimonio condiviso della città. Grazie a una partnership con la Coop Sociale EUREKA!, con questo progetto intendiamo garantire assistenza a domicilio, ma anche compagnia e supporto nelle faccende quotidiane, agli anziani che non possono permettersi forme di assistenza privata ma che allo stesso tempo non possono accedere, per ragioni di reddito, a forme di assistenza pubblica: si tratta di una fascia grigia molto estesa, spesso ignorata, a cui ci vogliamo rivolgere per colmare un deficit e per far sì che anche queste persone possano vivere la loro terza età quanto più serenamente.
In che modo le persone possono dare una mano e sostenere le iniziative degli Amici del Trivulzio?
Ci sono molti modi: dal volontariato ai lasciti testamentari. È possibile supportare le nostre iniziative attraverso il 5 per mille oppure facendo una donazione detraibile. Sul nostro sito sono disponibili tutte le informazioni per chi volesse darci una mano.
Published by: Stefano Arduini in Storie
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